Per quanto riguarda la rendicontazione degli aspetti non finanziari dell’ambiente, delle questioni sociali e della governance aziendale, a partire dal prossimo anno in molti Paesi cambierà molto. Finora la rendicontazione ESG ha riguardato soprattutto le grandi aziende, ma ora sta diventando sempre più importante anche per le PMI esportatrici. Da un lato, le PMI di tutto il mondo sono sempre più tenute a fornire informazioni sulla loro catena del valore, cioè sui loro fornitori, e dall’altro, l’inclusione di criteri ESG nei bandi di gara e negli appalti pubblici sta diventando sempre più comune.
I maggiori cambiamenti in questo settore riguardano le aziende che esportano nei Paesi europei o che hanno filiali nell’UE. Molte aziende manifatturiere svizzere hanno già adottato un approccio sostenibile, ma non sono ancora consapevoli di poter trasformare questo vincolo in un vantaggio competitivo.
Gabrielle Lang, cofondatrice della società di consulenza sulla sostenibilità Thinkdot, descrive i principali sviluppi in materia di rendicontazione ESG e spiega come le aziende esportatrici svizzere siano interessate.
Gabrielle Lang, cosa devono aspettarsi le aziende esportatrici svizzere in termini di reporting ESG?
Nei Paesi dell’Unione Europea, il prossimo anno segnerà l’inizio di una nuova era in termini di sostenibilità, con l’entrata in vigore della nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD). La pietra angolare del nuovo sistema è costituita dai nuovi e completi standard europei di rendicontazione della sostenibilità (ESRS). Le aziende con più di 500 dipendenti dovranno rendicontare secondo questi nuovi standard a partire dal 2024.
Le imprese più piccole non saranno direttamente obbligate a riferire su questioni non finanziarie. Tuttavia, così come la rendicontazione ESG richiede alle grandi aziende di riferire sulla propria catena di fornitura, anche le PMI dovranno fornire dati accurati ai propri key account (clienti) e assumere impegni (Codice di condotta dei fornitori). Questo vale anche per i fornitori situati al di fuori dell’UE. Inizialmente saranno richieste informazioni ambientali e, a partire dal 2026, i fornitori delle grandi aziende dovranno fornire informazioni anche sulle questioni sociali.
Quale regolamento si applica ai Paesi al di fuori dell’UE?
Oltre ai nuovi requisiti dell’UE, in quasi tutti i Paesi industrializzati sono in vigore o entreranno presto in vigore nuove normative sulla rendicontazione ESG. Come in Svizzera, in molti Paesi la rendicontazione TCFD (Task Force on Climate-Related Financial Disclosures) è obbligatoria per le grandi aziende. La TCFD si concentra principalmente sulle questioni ambientali. Oltre alla Svizzera, i Paesi che richiedono la rendicontazione TCFD per le grandi aziende sono Inghilterra, Nuova Zelanda, Hong Kong, Giappone, Singapore, Canada e Brasile.
Anche in questo caso, nella maggior parte dei casi i fornitori sono obbligati a fornire dati per la rendicontazione ai loro clienti. Pertanto, anche le PMI esportatrici sono interessate.
Come si prepara concretamente una PMI alla rendicontazione ESG?
Bisogna iniziare in piccolo e poi costruire sistematicamente il processo. In parole povere, l’impronta di carbonio è la base di qualsiasi relazione ESG. Si raccomanda un approccio pragmatico. È importante identificare ciò che ha il maggiore impatto sulle dimensioni ESG della catena del valore dell’azienda, come le emissioni. Si tratta della cosiddetta analisi di materialità. Per strutturare il contenuto di questa analisi, si consiglia di utilizzare uno degli standard ESG completi (ad esempio, ESRS o GRI).
Per gli argomenti classificati come materiali, il primo passo è raccogliere i dati, quindi valutarli e infine fissare gli obiettivi. All’inizio bisogna fare attenzione a non disperdersi troppo in informazioni poco importanti o molto difficili da ottenere. Con il tempo, i rapporti diventano più completi e dettagliati.
Per lo sviluppo della strategia e il reporting, è importante creare un’infrastruttura di dati e processi che rendano l’azienda ESG-compatibile a breve, medio e lungo termine con il minimo sforzo possibile.
Dovere od opportunità?
Questa prospettiva più ampia sta prendendo sempre più piede. L’approccio ESG si sta facendo strada e continuerà a farlo. Di conseguenza, anche gli aspetti ESG, in primis l’impronta carbonica, stanno diventando sempre più importanti come criteri di valutazione nelle gare d’appalto.
Attualmente, la rendicontazione ESG non è ancora obbligatoria per le PMI. È prevedibile, tuttavia, che in un prossimo futuro diventerà obbligatorio in un numero crescente di mercati. Chi è preparato a questa eventualità avrà un vantaggio competitivo.
Un’azienda posizionata con successo deve essere adeguata e trasparente nell’area ESG, proprio come nelle discipline tradizionali di approvvigionamento, produzione, vendita e finanza.
Non è una novità che le PMI esportatrici raccolgano dati e li utilizzino per gestire l’azienda. La novità è che l’ambito di considerazione va oltre l’azienda e comprende anche la catena del valore a monte e a valle.
Le PMI che investono in questioni ESG e le comunicano in modo trasparente negli standard necessari avranno un vantaggio competitivo significativo.
Thinkdot
La start-up Thinkdot offre una piattaforma digitale innovativa e di consulenza alle PMI svizzere che desiderano implementare un reporting ESG efficace e basato sugli standard.