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Assistenza per la sicurezza dei vostri viaggi all'estero - buoni consigli

Attacchi informatici, terrorismo, criminalità, disastri naturali, disordini sociali, l'elenco dei rischi che si corrono all'estero è lungo. E allora, come possiamo proteggerci?

relatore

 

Commento di Gautier Porot, MCrim EMBA, Regional Security Manager, International SOS:

Verso un mondo VUCA 2.0

Il nostro mondo è veramente più pericoloso oggi di quanto lo fosse ieri?  Molti sono gli esperti in difficoltà nel rispondere a questa domanda o che si rifiutano addirittura di farlo, ma una cosa è certa, il mondo VUCA (volatility, uncertainty, complexity, ambiguity) così come definito negli anni '80 dalla dottrina militare americana non solo è mutato, ma si è a sua volta anche globalizzato. La quarta rivoluzione industriale, quella che lo ha visto nascere, lo ha reso contemporaneamente il migliore amico e il peggior nemico del viaggiatore d'affari - è un VUCA 2.0 quello che scende in campo e che i nostri collaboratori sono chiamati ad affrontare. La proiezione geografica ed economica della popolazione internazionale in questo mondo 2.0 deve essere costantemente ridisegnata e riadattata. Il rapido sviluppo di nuove tecnologie commerciali e turistiche come le economie condivise o la prossima generazione di telefonia mobile sta ridisegnando irreparabilmente la nostra matrice di rischio.  

Una cosa è certa, in un mondo in cui il viaggiatore d'affari rischia tutto, deve essere quindi pronto ad affrontare tutto. La cura miracolosa non esiste, vi sono invece strategie e contromisure che consentono di vedere più chiaramente in questa fitta nebbia tanto che alcune aziende hanno trasformato questa grande sfida in un'opportunità di rinnovamento per il loro settore. Laddove vi è volatilità, apportano infatti sostenibilità e stabilità (ovvero piani di continuità, conservazione e benefici per le risorse umane); dove vi è incertezza, chiarezza e processo decisionale (analisi delle prospettive, trasmissione delle informazioni ai viaggiatori, piani di evacuazione del sito); trasformano la complessità in semplicità (formazione e supporto per la preparazione al viaggio); ed infine l'ambiguità in chiaroveggenza (politica di sicurezza dei viaggi,  programmi di supporto per i profili di rischio).

Queste iniziative devono diventare politiche interne globali che rompano gli schemi tradizionali. Nella catena strategica di un'azienda, l’(inter-) operatività di un viaggiatore d'affari riguarda tutti gli anelli della catena. La libertà di movimento di un viaggiatore consente l'esecuzione temporale della sua missione e il suo benessere il suo successo. 

International SOS ha creato uno strumento che vi consente di ottenere un rapporto personalizzato gratuito sui rischi a cui è esposta la vostra azienda. Lo trovate qui

                “Plans are nothing; planning is everything.” Dwight D. Eisenhower

La citazione di Dwight D. Eisenhower potrebbe essere interpretata in modo diverso, ma quello che ho imparato è questo: i piani non sono del tutto inutili, ma la legge di Murphy ci dice, a nostre spese, che ci stiamo evolvendo e che la pianificazione consente l'anticipazione. Tutto ciò ha senso in quanto pietra angolare della capacità di coinvolgimento dei vostri collaboratori. Le parole d'ordine "resilienza" e "durabilità" non suonano qui  vuote. Per sopravvivere in questo mondo VUCA 2.0, sia le PMI sia le multinazionali, devono essere in grado di fornire supporto ai propri viaggiatori d'affari: formazione, informazione e assistenza. C’è bisogno di formazione volta a fornire una mappa dei rischi a 360°, informazioni (passive e attive) prima e durante il viaggio e assistenza - chiave di volta di una proiezione commerciale internazionale -  ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni su sette. In quest'ottica, International SOS e Switzerland Global Enterprise hanno sviluppato una checklist (elenco delle cose da fare) per viaggiatori e aziende che potete scaricare qui sotto.

"Quando siete a Roma, fate come i romani"

Gli esperti sono formali: "dove c'è l'uomo - c'è il peccato". Un sondaggio di International SOS Foundation, Kingston University e Affinity Health mostra cifre importanti:

  • Il 34% dei viaggiatori d'affari intervistato afferma di assumere comportamenti rischiosi durante il viaggio
  • Il 46% consuma più alcol
  • Il 35% frequenta bar e nei locali notturni
  • Il 35% mangia in locali gastronomici non raccomandati
  • Il 32% si reca in quartieri considerati a rischio o di cui ignora la pericolosità
  • Il 9% inizia una nuova relazione
  • Il 2% ha rapporti sessuali non protetti
  • Il 2% afferma di assumere droghe.

Potete consultare i risultati completi di questo studio qui.

La distanza, la fatica, la pressione, l'assenza dell'ambiente familiare potrebbero essere possibili spiegazioni per questo cambiamento comportamentale. Un'altra spiegazione si potrebbe rintracciare in quello che si chiama pregiudizio cognitivo. Questa distorsione della realtà è la nostra naturale tendenza a cercare prove che dimostrino che abbiamo ragione (vale a dire il "giubbotto antiproiettile" del viaggiatore). Una distorsione questa che può anche essere correlata alla grande quantità di informazioni che le persone ricevono. La realtà è spesso vista nella necessità di agire rapidamente. Ogni individuo cercherà naturalmente di interpretare il contenuto a suo favore, o di leggere trasversalmente e ignorare le raccomandazioni del testo che non soddisfano le sue aspettative.

È difficile influenzare i pregiudizi cognitivi dei nostri viaggiatori. Qui, consigliamo: impostare semplici campagne di comunicazione (sicurezza stradale, sicurezza personale) per tenere informati i viaggiatori d'affari; perseverare nella formazione e nella preparazione al viaggio.

Alcune buone pratiche efficaci

Non fidarsi delle "migliori pratiche" per mitigare i rischi di viaggio perché non esistono; ogni situazione è diversa, come ogni viaggiatore. Tuttavia, esistono "buone pratiche" che sono state dimostrate sul campo. Un approccio che consigliamo è di incoraggiare i viaggiatori, prima di ogni missione o inizio della giornata di lavoro all'estero, a porsi le tre domande di sicurezza seguenti:

  1. Strategico: qual è la mia esposizione al rischio - personale e aziendale - nel contesto globale di questa missione (il paradosso della preda e del cacciatore)?
  2. Personale: quali comportamenti (personali) possono essere considerati a rischio nell'ambiente in cui mi trovo?
  3. Psicologico: come dovrei reagire in caso di pericolo imminente (considerare tre scenari plausibili, ad esempio incidente stradale, aggressività fisica, movimenti sociali)?

Domani è un altro giorno

Tutti i punti di cui sopra rappresentano sfide critiche che possono essere risolte solo mediante i giusti processi. È chiaro che sarà una questione di attitudine e cultura organizzativa all'interno dell'azienda a fare la differenza.

La bacchetta magica non esiste, ma la nostra esperienza dimostra che è essenziale un approccio globale e trasversale ai rischi per la salute e la sicurezza.

È nostra responsabilità attuare politiche globali che rompano gli schemi tradizionali e sviluppino solidi piani di comunicazione interna sponsorizzati dall'azienda in grado di fornire regolari piani di formazione del personale per tutti i profili e le destinazioni.

Non lasciate che rischi prevedibili danneggino il vostro business, la vostra reputazione e i vostri viaggiatori; anticipate per non diventare la prossima vittima.

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