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L’importante ruolo del Cile verso un mondo più sostenibile

In qualità di ex Ministro dell’Ambiente, professore universitario e direttore di un importante Climate Action Center, Marcelo Mena è una figura politica chiave nella strada del Cile verso una transizione resiliente e inclusiva che mira all’azzeramento delle emissioni. In questa intervista Marcelo Mena parla del progetto del Cile di diventare un fornitore strategico per la transizione energetica a livello mondiale e di come le aziende svizzere possono contribuire a raggiungere questo obiettivo.

file di pannelli lungo le terre aride del deserto di Atacama

Negli ultimi 15 anni, nel suo ruolo di Ministro dell’Ambiente, di professore, consulente della Banca Mondiale, presidente di fondazioni e vincitore di diversi premi internazionali, ha seguito molto da vicino i temi del cambiamento climatico e delle tecnologie ambientali. Quale sviluppo globale l’ha colpita in modo particolare?

Chiaramente, la più grande rivoluzione degli ultimi tempi in America Latina è stato lo spiegamento dell’energia rinnovabile, che è cresciuto esponenzialmente. Oggi le energie rinnovabili coprono la maggior parte degli investimenti del settore energetico.

Questo vale anche per il Cile?

Senza dubbio. Nel caso del Cile, nel 2020 stiamo parlando di investimenti del calibro di 1000 megawatt per raggiungere i 2600 megawatt di energie rinnovabili. Questo tipo di crescita non ha eguali nella storia. Può essere paragonata soltanto alla rivoluzione industriale.

L’aumento delle tasse all’importazione annunciato dall’Unione europea fa pensare che le nostre esportazioni a elevato contenuto di carbonio siano soggette a questa tassazione. Dovremmo pertanto puntare alla riduzione delle emissioni di CO2 nel nostro sistema produttivo.

Nelle statistiche delle esportazioni cilene i prodotti minerari e agricoli la fanno da padroni. Sono entrambi settori importanti che valgono miliardi di dollari, in cui le tecnologie pulite possono essere applicate in modo particolarmente efficace. Come può essere sfruttato al meglio questo enorme potenziale?

Il Paese dipende storicamente dall’estrazione di risorse naturali per la creazione del benessere. Genera circa 2,4 chili di materiale estratto per ogni dollaro, ovvero quasi tre volte la media OCSE. Il Cile deve pertanto imparare a essere più efficiente nell’uso delle risorse e investire in un’agricoltura resiliente ai cambiamenti climatici sembrerebbe essere una misura capace di rendere più sostenibile anche l’economia del Paese. Analogamente, anche il settore estrattivo richiede una trasformazione verso una tecnologia pulita.
L’aumento delle tasse all’importazione annunciato dall’Unione europea fa pensare che le nostre esportazioni ad elevato contenuto di carbonio siano soggette questa tassazione. Dovremmo pertanto puntare alla riduzione delle emissioni di CO2 nel nostro sistema produttivo. Nel contempo, questa trasformazione può porre le basi per la produzione dell’idrogeno verde, di cui l’industria ha bisogno per diventare più ecologica. Quindi il Cile beneficia degli sforzi a favore del clima intrapresi a livello planetario, non da ultimo grazie alla sempre maggiore richiesta di rame e litio. Questo potrebbe consentire al Cile di rinnovare la propria struttura economica passando da una matrice produttiva improntata sull’estrazione a una improntata sulle energie rinnovabili.

In quanto fornitore globale leader di risorse come rame, litio e cobalto, il Cile riveste un ruolo strategico nella crescente mobilità elettrica. Come si sta posizionando il suo Paese per diventare un partner responsabile nelle catene di valore?

Il Cile non deve perdere la sua leadership nella fornitura dei vari metalli richiesti per la transizione verso le emissioni zero. La Banca Mondiale stima che il rame sarà richiesto in misura doppia rispetto ai valori attuali per rispondere alla domanda di questo minerale necessario per l’installazione di pannelli solari, turbine eoliche, sistemi di stoccaggio e batterie elettriche. Lo stesso vale per il litio, di cui abbiamo perso la nostra quota di mercato internazionale e per il quale dobbiamo riconquistare la leadership, senza mai perdere di vista la sostenibilità. Abbiamo anche la capacità di fornire cobalto, conoscendo per esempio le difficoltà di estrazione in depositi concentrati in regioni interessate da conflitti, per esempio nella Repubblica del Congo, dove l’estrazione del cobalto è associata al problema del lavoro infantile.

Così facendo, il Cile ha la possibilità di essere un partner responsabile, che garantisce che il rame, il litio o il cobalto estratti non provochino il deterioramento della fornitura di acqua, non peggiorino l’inquinamento atmosferico o causino cambiamenti climatici, e che naturalmente coinvolga le comunità nello sviluppo. Questa è la visione di cui abbiamo bisogno per non ripetere la struttura di iniquità che l’attuale economia ha e per consentirci di reindirizzarle verso la costruzione di un’economia verde.

Lei fa parte di una commissione esclusiva che fornisce consulenza al Governo cileno relativamente alla strategia di idrogeno green. Che ruolo avrà il Cile nella transizione energetica globale in futuro e cosa è necessario fare per raggiungerla?

Le possibilità per l’idrogeno verde sono enormi. Ciò che si verifica è che il Cile ha un potenziale di energia rinnovabile circa 70 volte superiore a quello che consuma attualmente. Pertanto, per beneficiare da questo aspetto, dobbiamo trasformare l’energia rinnovabile nell’energia solare ed eolica di cui il mondo ha bisogno per far funzionare macchinari pesanti in applicazioni che non consentono necessariamente l’uso dell’elettricità. Pertanto, la sostituzione del rame, che ha una data di scadenza nel lungo termine, con un’energia rinnovabile inesauribile, per esempio l’idrogeno, lascia ben sperare che il Cile possa trasformare la sua matrice produttiva.

Questo è il motivo per cui è fondamentale puntare su partner tecnologici con cui sviluppare soluzioni in applicazioni come macchinari pesanti, che sono tra le sfide principali dell’utilizzo dell’idrogeno verde.

Quale ruolo possono rivestire i fornitori internazionali di tecnologie innovative ed ecologiche?

I fornitori internazionali sono molto importanti per poter implementare questa soluzione. Per esempio sviluppando e fornendo tecnologie che allo stato attuale non esistono ancora: trasformazioni nel settore estrattivo che consentano di rinunciare all’uso dei combustibili, innovazioni richieste per poter azionare navi, treni e bus, tutto questo deve essere ancora costruito.

Pertanto, pur avendo la possibilità di disporre dell’idrogeno verde più a buon mercato del mondo, grazie al fatto che possiamo contare sull’input più importante - l’energia rinnovabile -, non significa che siamo sulla strada giusta. Per questo motivo è fondamentale puntare su partner tecnologici con cui sviluppare soluzioni in applicazioni come i macchinari pesanti, che sono tra le sfide principali dell’utilizzo dell’idrogeno verde.

Marcelo Mena

Marcelo Mena è uno scienziato e professionista, ma anche attivista e policy maker. È direttore del Climate Action Center presso la Pontificia Universidad Católica de Valparaíso (PUCV) nonché membro del WEF Global Futures Council on Clean Air. È stato anche Practice Manager nella ricerca sul clima alla Banca Mondiale, nonché sottosegretario e Ministro dell’Ambiente in Cile nel governo del Presidente Bachelet dal 2014 al 2018. Ha lanciato diverse iniziative ambientali, tra cui tasse sulle vendite di automobili nuove e approvvigionamento energetico basato sull’inquinamento locale e globale dell’aria - il primo di questo genere a livello globale. Ha contribuito alla stesura di un accordo di riferimento per abbandonare la produzione di energia a carbone, alla creazione di 45 mila metri quadrati di parchi nazionali, alla protezione di 1,3 milioni di chilometri quadrati di oceano e all’istituzione del primo bando nazionale per la produzione di sacchetti di plastica nel continente americano. 

Alla Banca Mondiale Mena ha contribuito a creare il
Coalition of Finance Ministers for Climate Action, che comprende 53 Ministri che gestiscono 2,9 trilioni di dollari all’anno nei bilanci nazionali, ovvero il 10% del PIL globale, ha contribuito all’Action Plan on Climate Change Adaption and Resilience e ha aiutato a configurare la nuova fase della NDC Support Facility.

Marcelo Mena ha conseguito un dottorato in ingegneria ambientale e ha concentrato la sua ricerca sulla valutazione delle esternalità di biocombustibili, approvvigionamento energetico, trasporto e riscaldamento residenziale. Ha usufruito della sua ricerca per sostenere l’energia rinnovabile e spingere verso regole più stringenti per impedire la produzione di energia a base di carbone in Cile. Inoltre, è stato insignito di premi da UNEP, National Geographic, Oceans Unite, NASA ed EPA e anche di cariche del MIT e della Fulbright Commission.

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