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Tipiche barriere commerciali – come si raffrontano le PMI

Mentre negli scorsi decenni numerosi Paesi hanno ridotto drasticamente i loro dazi, nello stesso periodo, le cosiddette barriere non tariffarie sono aumentate nettamente. Che cosa sono tali barriere? E come si raffrontano le PMI?

Misure utilizzate ripetutamente dagli Stati per la protezione dellʼeconomia locale sono contingenti e lunghe procedure doganali.
Misure utilizzate ripetutamente dagli Stati per la protezione dellʼeconomia locale sono contingenti e lunghe procedure doganali.

Le PMI esportatrici svizzere si trovano, attualmente, in una situazione complessa: fondamentalmente lʼeconomia mondiale e la globalizzazione non hanno mai offerto loro così tante opportunità di crescita. Al contempo, però il commercio estero internazionale viene messo in discussione da tutto il mondo. Di conseguenza, in tanti nuovi mercati si creano nuove barriere commerciali.

A tale proposito, non sono tanto i classici dazi ad essere intesi: con lʼistituzione dellʼOrganizzazione mondiale del commercio OMC e del suo precursore, il GATT, nel corso degli ultimi decenni, nella maggior parte dei Paesi abbiamo assistito a una riduzione dei dazi, i quali oggi si collocano ad un basso livello. Un esempio: secondo i dati della Banca Mondiale, la media dei dazi doganali applicati per i beni industriali nellʼUnione europea nel 2012 si aggirava soltanto allʼ1,8% circa, mentre negli USA al 2,9% (dati disponibili fino al 2012).

 

La tendenza: barriere commerciali non tariffarie

“Solo molto raramente le PMI rinunciano allʼingresso sul mercato a causa dei dazi doganali in vigore in un determinato mercato” è quanto conferma anche Alberto Silini, responsabile del reparto Consulenza presso Switzerland Global Enterprise (S-GE). Per quanto riguarda la tendenza mondiale allʼaumento delle barriere commerciali egli constata però anche che da alcuni anni a questa parte gli esportatori svizzeri lottano sempre di più a causa delle cosiddette barriere di natura non tariffaria.

Per barriere non tariffarie, detto semplicemente, sono intese tutte le misure con cui gli Stati vogliono limitare il commercio o nello specifico lʼimportazione, per cui non ci riferiamo ai classici dazi. In generale è possibile distinguere tre categorie di barriere non tariffarie:

1. Misure di restrizione commerciale alla frontiera

Uno strumento ripetutamente utilizzato dagli Stati al fine di limitare il commercio e proteggere i produttori locali dalla concorrenza allʼimportazione. Tra le misure più incisive in materia di restrizioni commerciali di questo tipo rientrano i divieti allʼimportazione e allʼesportazione di determinati beni, nonché contingenti. Si annoverano anche procedure doganali dispendiose, tasse amministrative relativamente elevate oppure complicate formalità per documenti di accompagnamento della merce volte ad allontanare la concorrenza estera dal mercato locale.

2. Misure interne

Anziché con misure “evidenti” alla frontiera, gli Stati tentano di raggiungere un effetto protezionistico per lʼeconomia locale anche mediante misure che si applicano solo “oltre frontiera”. Anche qui vale il principio secondo cui vengono ostacolate nel percorso le imprese estere, ad esempio, tramite i contingenti minimi fissati per legge delle quote di lavoratori indigeni da assumere in unʼimpresa (fino al 100%), lʼobbligo di fondare una joint-venture con imprese nazionali, obblighi di trasferimento di tecnologia e know-how, oppure restrizioni nel riconoscimento delle qualifiche dei lavoratori esteri.

3. Requisiti tecnici

In definitiva, un numero sempre maggiore di Stati cerca di rendere più complesso lʼaccesso sul mercato alle imprese estere con barriere commerciali “nascoste”, ovvero con numerosi regolamenti e norme legate a requisiti tecnici della merce, in relazione ad aspetti quali la produzione, lʼimballaggio e lʼetichettatura, le condizioni di trasporto, la sicurezza, la salute o lʼecocompatibilità. Numerosi Stati fanno quindi valere un interesse legittimo a una regolamentazione nazionale, come ad esempio la garanzia degli standard di sicurezza e ambientali vigenti nel proprio Paese. Grazie allʼaccordo bilaterale sullʼabolizione degli ostacoli tecnici al commercio, i requisiti tecnici nei confronti di prodotti industriali in Svizzera e nellʼUnione Europea sono completamente equivalenti.

“Le PMI non devono assolutamente farsi intimorire”

Si evince che le barriere commerciali non tariffarie sono numerose e di natura varia e si presentano in quasi tutti i Paesi, anche in Svizzera. Quale approccio devono adottare gli esportatori svizzeri?

“Le PMI non devono farsi assolutamente intimorire dai mercati internazionali”, afferma Alberto Silini. “Le barriere non tariffarie hanno aumentato la complessità del commercio internazionale, ciononostante esistono vie e strumenti che permettono di superarle o perlomeno di eluderle.”

Alberto Silini fornisce a proposito tre consigli per gli esportatori:

  1. Preparare a fondo lʼingresso sul mercato: per essere preparate a eventuali barriere nel mercato di destinazione, le PMI devono confrontarsi per tempo con il loro mercato di sbocco e far eseguire unʼanalisi di mercato. Solo chi chiarisce precisamente le condizioni quadro, non incontra brutte sorprese al momento di accedere al mercato.

  2. Utilizzare gli accordi di libero scambio: oltre allʼaccordo AELS e allʼaccordo di libero scambio con lʼUE, la Svizzera dispone di una rete di oltre 28 accordi di libero scambio con 38 partner al di fuori dellʼUE e costantemente ne vengono negoziati ulteriori. Gli accordi di libero scambio di nuovo tipo mirano non solo a ridurre i dazi, ma anche le barriere non commerciali.

  3. Cercare sostegno professionale: lʼesperienza mostra che azioni individuali aumentano nettamente il rischio di un progetto dʼesportazione. Si consiglia perciò agli esportatori svizzeri di avvalersi del supporto di un partner esterno professionale, come S-GE, che aiuta le PMI con un servizio di consulenza competente, informazioni sulle barriere commerciali e gli accordi di libero scambio, studi di mercato personalizzati e rete globale.

 

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